martedì 7 ottobre 2008


Qualcosa di più di semplici notizie


Antonietta Potente Cochabamba


Le stalattiti sono appese al tetto. Le stalagmiti crescono dal suolo. Tutte sono fragili cristalli, nati dal sudore della roccia, nelle profondità delle grotte che l'acqua e il tempo scavarono nella montagna. Le stalattiti e le stalagmiti si cercano recíprocamente da moltti anni nell'oscurità, goccia dopo goccia, alcune scendendo altre salendo. Alcune tarderanno ancora milioni di anni prima di toccarsi. Non hanno fretta…
(Edoardo Galeano. Espejos. Buenos aires 2008)


Non è facile fare una sintesi di ciò che è avvenuto in Bolivia in questi ultimi giorni.
Ogni avvenimento attuale, infatti, porta con se una lunga storia, miscuglio tra quella ufficiale e quella inedita; individuale e collettiva. E forse, sono proprio le storie individuali, le uniche ad avere il diritto di parlare, di raccontare, di dire…probabilmente dire ciò che resta nascosto ad ogni osservatore esterno. Le storie delle persone, fuori d'ogni categoria sociologica o politica, forse sono le uniche eloquenti testimoni.

E così, come avviene normalmente per ogni frammento di storia umana, lo stesso accade, ancora una volta, qui in Bolivia. Per questo i fatti non spiegano niente, o forse spiegano poco; le notizie raccolte qua e là, di parte o no, anch'esse sono semplicemente l'eco di una storia molto complessa, intrecciata dai fili della vita umana, i suoi desideri, le sue iniziative, resistenze, le sue lotte per poter essere semplicemente vita. In questa prospettiva, anche le stalattiti e le stalagmiti, sono storia e storia importante ….cristalli nati dal sudore delle roccia. Tensioni storiche diremmo noi, sforzi prodotti dal di dentro dell'essere di ogni creatura, di ogni elemento che fa parte della vita e quindi della storia umana. Il tempo è complice con la storia, così, come credo fermamente, è complice lo Spirito.
Ma nè il tempo, nè lo Spirito, hanno fretta…i ritmi di questa tensione interiore verso qualcosa, sono lentissimi, mentre noi –come dice il Salmo- attonici e presi dal panico..se potessimo fuggiremmo.

Proviamo a resistere dunque e, come scrive il profeta dell'Apocalisse, continuiamo a guardare... Ció che raccontiamo è visione, diretta o indiretta; non solo fatti, non solo episodi, ma visione. Tutto ha un significato, tutto ha una storia interiore, evidenziata solo da attimi, per alcuni fuggenti, per altri, invece, terribilmente lunghi.

Questa nostra storia è davvero un incastro di immagini, di colori e di ombre. La lentezza del tempo non sembra preocuparla, perchè si tratta della storia di un popolo forte, ribelle e degno. L'immediatezza delle notizie puó solo descrivere una parte di questa realtà, ma non riesce a dirla tutta, perchè le sue dinamiche sono molto sottili. E come sempre, anche quesa volta, ogni classificazione: governo di sinistra, opposizione di destra, manipolazione delle basi, poteri estraneí e interni, politica nazionale o internazionale...tutti questi attributi sono insufficienti per poter descrivere questa parte di storia latinoamericana. Eppure ci sono delle costanti che ritornano fedelmente facendo il buono e cattivo tempo, ma queste costanti non sopraffanno a ciò che chiameremmo le variabili proprie di questo contesto.

Allora sí, proviamo a dare qualche notizia. Premetto che molti di coloro che facciamo parte della comunità cristiana e della vita religiosa, non siamo solo intristiti dal momento sociopolìtico che vive il paese, ma dalla posizione che la chiesa ufficiale ha assunto in tutto questo ultimo periodo da quando è iniziato il processo di cambio. Una posizione molto ambigua, che coltiva segretamente privilegi, che fa analisi cieche in nome della pace sociale (status quo) e che la maggioranza del popolo vede come alleata di coloro che non appoggiano il processo di cambio.

Santa Cruz un nodo nevralgico Sta. Cruz é diventata l'emblema dell'opposizione, una opposizione che nel governo é certamente debole, e che doveva per forza trovare un altro spazio. Questo spazio é stato trovato nella geografia dell'Oriente boliviano, nella sua storia certamente meno autoctona e piú meticcia, nella ricchezza delle sue risorse naturali, nella sua tradizione politica che sempre l'ha resa la culla preferita del potere di destra. Il pretesto piú evidente: la autonomía, pensata piú come un federalismo che come una vera e propria autonomia. Il desiderio di non perdere il potere sulle risorse naturali e sulla mano d'opera che le fa fruttificare. E' questo che vuole Sta.Cruz, o meglio, pochi privilegiati di questo territorio. Sono loro che coltivano il sogno di una piccola repubblica dove possano avere una autonomia legislativa ed esecutiva con il madato di proteggere la grande proprietá privata Della terra dei terratenientes che sono quelli che stanno alla testa del movimiento cívico prefectural di Sta. Cruz.E' cosí che Sta. cRuz incomincia a trascinare dietro di sé altre provincie: Beni, Pando e Tarija... Geografie strategiche per rivendicare una supposta autonomia, visto che sono i territori dove si trovano le piú grandi riserve di gas naturale. In questo modo, si pensava vincere la debolezza dell'opposizione istituzionale del parlamento e di quella ancora piú debole della Assemblea Costituente, organismo da dove é uscita la nuova Costituizione Politica dello Stato, anche se ancora soggetta a una prossima votazione con un referendum nazionale. Questa parte "separatista" del paese, si è denominata "media luna". Riferendosi alla metá orientale del paese.Le altre province, La Paz, Chuquisaca, Potosí, Oruro e Cochabamba formano l'altra faccia della luna, anche se in questo momento in uno stato di eclisse, visto che Chuquisaca dall'anno scorso aveva intrapreso una política contraria a quella del governo. E' chiaro che, fino a questi ultimi fatti, il Presidente Evo Morales e il suo governo, si è visto obbligato a governare quasi in forma totalmente separata dai 4 prefetti dell'autonomia, recuperando spazio e autorità nella regione di Cochabamba dopo che il popolo squalificò il prefetto Manfred Reyes Villa, personaggio ambiguo que stava facendo lo stesso gioco sporco dei prefetti dell'autonomia.E' quindi facile capire che il processo di cambio iniziato 3 anni fa, si è rallentato e la strategia per farlo fermare potremmo dire che è quasi riuscita. Oltre a non voler perdere privilegi, i gruppi delle oligarchie regionali, non vogliono cambiare la Costituzione. Per cui, per loro, è importante che trascorrano i 5 anni, tra scontri, morti, stati di assedio e crisi economica, ma senza permettere che si approvi la nuova Costituzione. Infatti questo nuovo documento costituzionale, rafforzerebbe questo processo di cambio in tutta la sua legittimità e la logica democràtica, assumerebbe nuovi colori, certamente più latinoamericani e diremmo, boliviani. La società otterrebbe nuovi lineamenti e certamente meno classisti. Il riscatto della sapienza sociale delle comunità indigene, farebbe emergere una nuova autorità e anche una nuova gestione, sia delle risorse naturali che delle problematiche sociali e giuridiche. Ma ció che questa nuova costituzione non garantisce sono i privilegi esistenti per alcune categorie sociali che hanno sempre gestito la politica, la società e l'economia, anche quelli ecclesiastici. Intanto, anche i mezzi di comuicazione, direttamente o indirettamente, partecipano a questo processo che cerca di frenare il cambio, facendo una sottile campagna contro il governo e contro le organizzazioni di base. Bisogna ricordare che la politica del governo si articolo introno al recupero delle risorse naturali e, oggi come oggi, le forze contrarie a questo recupero usano le stesse risorse naturali come pretesto per dividere il popolo e la nazione. Molti analisti paragonano la situazione boliviana con quella della ex Yugoslavia, un vero e proprio processo di frazionamento violento, una nazione fatta a pezzettini. E' questo ciò che vuole l'opposizione e ció che vuole anche il governo degli Stati Uniti, visto che questo processo di cambio che ha aperto nuovi orizzonti in buona parte del continente, rende debole la strategia mondiale nordamericana. Non a caso, l'ex ambasciatore degli stati uniti, Philip Goldberg espulso dal paese, immediatamente dopo il tentativo di colpo di stato dell'opposizione, secondo il suo curriculum vitae, partecipò fin dall'inizio nella guerra civile yugoslava esplosa negli anni 90, fino alla caduta del presidente Serbio Slobodan Milosevic. Prima di essere destinato in Bolivia, Golderberg lavorò in Kosovo per la separazione degli Stati della Serbia e Montenegro. Una storia di guerra lontana rispetto alla Bolivia, ma in ogni modo una storia di sangue di una guerra civile gestita con progressive strategie di decentralizzazione e autonomia, che poi si sono imposte con l'intervento militare nordamericano accompagnato por truppe dell'ONU e OTAN. Non ci resta altro da affermare che: speriamo di no…Speriamo che questi tipi d'analisi non siano veri… speriamo sbagliarci, speriamo, speriamo…Ma intanto l'11 settembre, anche la data è significativa, è stato messo in atto un vero e proprio attacco armato, contro di ciò che fino ad ora è stato un processo di cambio democratico, nato con tutte quelle caratteristiche socio-politiche che ci facevano pensare che davvero stava nascendo qualcosa alternativo. L'attacco questa volta è stato veramente violento. Sono state prese d'assalto installazioni, istituzioni e imprese pubbliche nelle città e nelle provincie.

Sono state assasinate persone, (nella provincia di Pando), direngti della base, contadini estrategicamente presi di sorpresa mentre si stavano spostando da un posto all'altro per riunirsi.In questi giorni il governo ha convocato le prefetture al dialogo...ieri e l'altro ieri, alcuni ministri e delegati del governo hanno aspettato tutto il giorno l'arrivo dei prefetti interessati...Niente; domani, domenica, si sarebbe dovuto firmare un accordo nazionale. Il governo ha già ceduto abbastanza su aspetti delle autonomie regionali, ma il fantasma della nuova costituzione è un fantasma troppo grande per chi ha mantenuto da secoli i suoi privilegi, per cui., questi signori faranno di tutto perchè l'ombra di questo fantasma non secenda sui quattro propietari più ricchi tra i ricchi e padroni di latifondi di più di 50 mila ettari di terreno.

Allora si capisce perchè, vogliono l'autonomia e perchè alimentano violente rivolte regionali con il rischio di fratturare il paese solo per proteggere la grande proprietà di pochi signori feudali discendenti, oltre a tutto, d'europei, croati e turchi. (Cf. Viceministerio de Tierras Unidad de Promoción Indígena y Campesina. La Paz, 11 de septiembre de 2008. Boletín N. 67) Queste dunque, alcune notizie, ma: é retorico ricordare che ogni notizia è un punto di vista. Per cui anche queste notizie, certamente, sono un punto di vista. Resta in noi, quindi, la voglia di avere una capacità caledoscopica per poter capire meglio, per non ingannarci più. Resta in noi, in mezzo a tanta confusione, la voglia di provocare un movimento rotatorio per poter scoprire, distinguere e non ingannarci o sentirci ingannati. Si, perchè non vorremmo più muoverci solo per la forza; non vorremmo prendere parte alla storia solo manipolati dal pensiero di altri. E invece così succede, qui e altrove e per questo, sentiamo il bisogno di convertire la nostra visione in un gioco ottico che capovolge, che osserva girando le immagini e quindi pulisce il pensiero, l'ispirazione e il linguaggio oltre che la fede.

ULTIMISSIME:oggi c'è da aggiungere che il dialogo tra il Governo e gli oppositori è fallito. I prefetti di Santa Cruz, Tarija, Beni e Chuquisaca si rifiutarono firmare il documento proposto dal governo per rivedere alcuni aspetti della Nuova costituzione sulle autonomie e altri dettagli. Questa proposta è stata accettata dai 5 prefetti in linea con il governo ma non dagli altri. L'ostacolo era come previsto, la nuova costituzione che la "mezza luna" non accetta. Nonostante questo il governo cercherà di ottenere appoggio dal Congresso Nazionale per approvare la legge che convocherà al Referendum di approvazione della nuova Costituzione. Ma il problema più grave sono le basi, da ambo i lati: chi appoggia il governo è disposto a tutto pur di portare avanti questo processo e lo stesso chi non accetta questa nuova politica. Chi resta dunque ancora una volta allo sbando è il popolo. Ma ciò che si proponevano i prefetti…è riuscito: dividere in due il paese. Intanto si preparano marche di protesta esigendo che il presidente porti avanti il suo programma…dall'altra parte…vedremo… Sintomatico: il prefetto di Sta. Cruz, al concludere il dialogo, non voleva nemmeno dare la mano al Presidente. Meno male che è un devoto cristiano.

2 commenti:

Unknown ha detto...

Girovagando per la rete, incontro il suo blog, complimenti!
Per la sua scelta di vita e per quello che racconta!!
Penso che verrò a leggerla spesso!

Anonimo ha detto...

Cara Antonietta ti conosco da molti anni e so quante lotte per questo popolo, ma per i popoli in genere che sono nella sofferenza per mancanza di democrazia.
Le tue parole sono chiare e libere, consapevoli e mai violente anche se fanno profondamente riflettere.
Ti sono vicina e come sempre ti ammiro dai tempi della guerra per l'acqua.
Coraggio e dignità quella che sempre predichi e che a te non manca.
Un abbraccio Guglielmo