Tante
volte mi tocca e mi piace parlare dell’invisibile: ciò che non si vede, che si
nasconde, o che appena si percepisce. Infatti ho l’idea che l’invisibile sia
ciò che in qualche modo sottende e che porta la realtà, il suo vero senso, il
suo significato più profondo. Ma allo stesso tempo, soprattutto quando viaggio
e guardo dal finestrino del treno, che per altro attraversa la realtà più
reale: terre, coste, città, periferie, ponti, ecc., percepisco tutta l’ambiguità
dell’invisibilità di questa vita. Infatti mi domando dove vanno a finire le
scorie di questa realtà, siano esse organiche o inorganiche? Dove vanno a
finire tutti i frammenti umani e non che vengono in qualche modo “non ammessi”
nella realtà più evidente, quella che a nostro avviso, fa la storia. E allora,
più che guardare, mi viene da fiutare o, come direbbe qualsiasi dizionario
etimologico: da attirare l’aria con il
naso, per sentire l’odore delle cose. Sì, l’odore delle cose perché l’invisibile
non è solo spirito, anima o animus, ma anche “odore delle cose” e delle persone, aggiungo io. Allora chissà, il
pensiero e la pratica dell’invisibile, divengono più concreti: l’invisibile non
è il tema di un ritiro spirituale, ma quello della gestione di una quotidianità
che non riusciamo ad amministrare molto bene, così da generare tanti “rifiuti”
umani e non, organici e inorganici. D'altronde: fiutare, rifiutare, rifiuti,
sono tutti atteggiamenti e realtà (per quanto riguarda i rifiuti), in qualche
modo legati tra loro. Tutto consegnato tranquillamente all’invisibilità, sotterrato,
affinché, senza rumore, vada nell’oblio. Ma guarda caso, come capita per altre
problematiche del nostro vivere quotidiano, se la memoria umana è molto corta e
si dimentica o fa finta di dimenticare, quella della Terra, non è così. Perché anche
la Terra, così come l’acqua, ha memoria e ci ricorderà prima o poi che abbiamo “rifiutato
troppo” e paradossalmente: “fiutato troppo poco”. Chissà, se qualcuno ci ispirerà
qualcosa di nuovo, o chissà, forse dovremmo ricorrere all’ancestrale dea del
Panteon Azteca (guarda caso il femminile del divino, che di rifiuto se ne
intende) dal nome Tlaelcuani (la comedora
de inmundicias), colei che si fa carico delle immondizie e della “discarica”
… (Fotografia Flicker-Photo Sharing)
3 commenti:
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come mi piace leggerti! come sei di stimolo per me! come mi apri a grandi spazi,come di inviti a grandi respiri! grazie. N
Accogliere i rifiuti; accarezzare i rifiuti; sussurrare parole dolci ai rifiuti. Questo è stare in periferia oggi, domani,... sempre!!!
Servire i rifiuti, fiutarli ... sentirne il profumo e scoprire che sanno donare emozioni. Profumano i rifiuti, hanno fragranze stimolanti e gradevoli ... fiutare gli ultimi fa scoprire il mondo caro a Dio. E' quello che certi imbellettati, puzzolenti e viscidi personaggi sempre vestiti a festa non capiranno mai. ... La realtà non è come appare !!!
Grande Potente... forte, coraggiosa, coinvolgente.
vincenzo, piccolo diacono (vivo con la mia sposa nella mia "casa" Eremo di famiglia "Aquila e Priscilla" https://www.facebook.com/eremo.aquilaepriscilla
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