mercoledì 26 novembre 2008

INTROMETTENDOMI NEL DIALOGO TRA IL SENATORE MARCELLO PERA E BENEDETTO XVI


Ci sono dei momenti storici nei quali le idee sembrano seguire il flusso di movimenti ondulatori e irrompere sulle rive come se non se ne fossero mai andate. Anche se coscienti dei molteplici cambi epocali, ci sono visioni del mondo che paiono preferire gli eterni ritorni delle più certe sistematizzazioni ideologiche e dottrinali, in nome di una fedeltà che rende la maggioranza numerica di noi poveri mortali, insensati e moralmente peccatori.
Certamente la nostra epoca è complessa; certamente le coordinate storiche su cui ci muoviamo, a volte sembrano essere molto disordinate. Nonostante questo, ogni lettura storica che fa dell’umanità e dell’epoca attuale uno spazio di totale contraddittorietà, dove, secondo questa visione, tutti camminiamo ambiguamente, abbagliati dalla luce della superficialità, mi sembra davvero riprovevole, oltre che suscitare in me, una profonda tristezza. A chi mi riferisco? All’eco che già c’è giunto via Corriere della Sera, in una lettera di Benedetto XVI, che raccoglie la trama principale della pubblicazione del libro del senatore e filosofo Marcello Pera, dal titolo: Perché dobbiamo dirci cristiani (Mondadori Editore).
Non voglio e non posso ancora addentrarmi nei dettagli del contenuto del libro, ma voglio farlo riguardo alla lettera che accompagna il testo di Marcello Pera, resa pubblica il 23 di novembre, pochi giorni fa, e che probabilmente è, allo stesso tempo, cassa di risonanza e ispirazione, poiché non è la prima volta che i due autori fanno un concerto a quattro mani su temi socio-culturali e religiosi (Vedi: Senza radici. Mondadori 2004). Per ora, dunque, è solo la lettera di Joseph Ratzinger che provoca in me alcuni sentimenti e alcuni pensieri. Raccolgo dunque alcuni frammenti, per poi lasciare libero l’eco interiore che hanno suscitato in me.
Il primo frammento è con riferimento alle radici del liberalismo che si alimentano –secondo Ratzinger - nell’immagine cristiana di Dio. Non voglio fare un riassunto su ciò che s’intende per “liberalismo”e soprattutto sulle sue multipli sfaccettature assunte lungo la storia, ma ritengo inconsueto sentire affermare, senza ombra di critica, che il liberalismo è la condizione ideale per una cultura veramente cristiana. Forse questo mi appare ancora più strano, sapendo che Benedetto XVI sta commentando il testo di Marcello Pera, uno degli esponenti di quelle correnti politiche che hanno scalpellato gli ideali liberali fino a renderli a immagine e somiglianza di quelli dell’economia neoliberale. Il liberalismo italiano, pronipote del liberalismo anglosassone nato alla fine del secolo XVII e rappresentato, in Inghilterra, da David Hume, Adam Smith, Edmund Burke ed altri.
Com’è possibile affrettarci per trovare sintonie tra cristianesimo e liberalismo e dubitare , invece, su possibili dialoghi con culture e religioni di altre geografie storiche ed esistenziali? Com’è possibile cercare complicità, senza ombra di dubbio e senza paura, tra il messaggio cristiano e quello del liberalismo europeo e avere, invece, tanti dubbi e tanta paura quando si tratta di leggere il parto storico d’intere società e culture di fronte alla complessità e alle sue nuove esigenze vitali?
Com’è possibile benedire e affiancarsi al sogno di chi pensa a una Costituzione europea in cui l’Europa non si trasformi in una realtà cosmopolita, ma trovi, a partire dal suo fondamento cristiano-liberale, la sua propria identità?
Forse il concetto dell’ecumene evangelico, non corrisponde alla realtà cosmopolita di un’Europa interrogata da altre culture e da altre religioni? O forse Benedetto XVI si è dimenticato che questo flusso e riflusso di persone, culture e religioni è dovuto anche agli ideali imposti di un certo liberalismo culturale e neoliberalismo economico e politico de nostri giorni, che sospingono interi popoli a sottomettersi agli imperativi sociali e ai miti culturali dei paesi così detti sviluppati?
Che cosa succede? Com’è possibile che chi, come rappresentante di una confessione religiosa che dovrebbe sostenere il sogno dell’estensione del pensiero, della comprensione delle idee e della sintonia dei gesti, appoggi, invece, con convincimento, che un dialogo interreligioso nel senso stretto della parola non è possibile ? Qual è secondo Ratzinger il dialogo interreligioso in senso stretto…? Perché, forse ne esiste uno in senso largo?
Infatti, il dialogo vero non si gioca nelle sfere più alte, perché la vita non è in gioco nelle sfere più alte delle nostre istituzioni, politiche e religiose, di per sé già morte. La vita è in gioco nei meandri più quotidiani di questa società europea in cui le persone cercano di dialogare non per mantenere privilegi e poteri, ma semplicemente per vivere, giorno dopo giorno. E sono questi gli ambiti in cui la fede sussiste comunque, tra cosmovisioni e gesti diversi, perché sussiste la voglia di vivere e la ricerca costante per abitare il mondo in un altro modo.
E’ vero, forse il cristianesimo potrebbe contribuire a questo nuovo volto dell’Europa, ma mi domando quale cristianesimo? Leggendo tra le righe, mi accorgo che Ratzinger, se avesse scritto più a lungo, avrebbe fatto ulteriori distinzioni e non solo sulle religioni, ma sull’unico specifico cristiano che, secondo lui può contribuire, cioè il cattolicesimo.
E allora gli altri, con le loro sapienze, esperienze, con le loro ricerche di Dio, di se stessi, della storia; questi altri che? Forse le loro evoluzioni, rivoluzioni e rivelazioni non servono, non contano, sono assurde? Ma questo mondo postmoderno è così cattivo?
Ma la teologia cattolica, non ha mai il dubbio della sua insufficienza? Quale privilegio abbiamo? Pazienza che questi dettagli non siano colti dal senatore Pera, ma un rappresentante di una chiesa e per di più un teologo: com’è possibile?
Allora, se scruto e mi soffermo, mi ritornano in mente le parole della figlia di una mia amica (una bambina di circa 9/10 anni) che una sera mi domandò cosa significavano le ombre, nell’allegoria della caverna di Platone. E’ vero, forse c’è bisogno di ricordare quest’allegoria e tentare una semantica del testo, per capire cosa succede nella teologia della chiesa cattolica.
Dei prigionieri sono legati in modo che possono vedere soltanto la parete di una caverna. Un grande fuoco, dal dietro, proietta delle ombre sulla parete. Che cosa vedono i prigionieri? Essi vedono le ombre proiettate dai loro corpi o da qualsiasi oggetto o sagoma che si proietti sulla parete. In poche parole, i prigionieri non possono vedere oggetti reali, ma osservano solo ombre bidimensionali proiettate da oggetti che, in realtà, non possono vedere veramente. Ed è per questo che non potendo vedere le cause reali delle ombre, i prigionieri pensano che le ombre sono l’unica vera realtà.
Sappiamo che l’antico filosofo, nel proporre l’allegoria, sperava di scoprire alcune proprietà del “mondo delle forme”. Oggi, quest’allegoria è divenuta molto importante anche per la fisica e, la fisica, ci aiuta a capire che ciò che vedono i prigionieri sono immagini bidimensionali , così che, loro, pensano che il mondo è solo bidimensionale. Questo, a mio avviso è il problema del pensiero teologico e della cultura europea di matrice cristiana oggi. Pensiamo di continuare a vivere in un mondo bidimensionale di cui ci assicuriamo conoscere tutto, anche se in realtà sono solo ombre, riflessi. Ma oggi, la storia, precisamente in quest’autoriscoperta delle identità, si mostra in tutta la sua complessità e dunque diversità. Le culture sono espressione di una molteplicità d’individui, categorie sociali, soggetti di genere diverso, visioni del cosmo. La rivendicazione che il mondo oggi fa della sua maturità e dei suoi impulsi, non è un peccato deplorevole, ma piuttosto un’ iniziativa mistica, dal di dentro dell’essere umano, che si riscopre degno di prendere iniziativa e soprattutto desideroso di non abbandonare la storia per raggiungere l’essenza di sé, della verità e del mondo intero. Il mondo, oggi, non è più bidimensionale e forse la scienza potrebbe dirci qualcosa su queste inquietudini religiose e culturali dell’Europa.
E’ per questo che restiamo perplessi di fronte alle opinioni di un rappresentante religioso che non sostiene l’osato sogno di chi nella storia di oggi, con fatica, osa uscire dall’idea o dall’esperienza fatta nella caverna e, uscendo, percepisce altre dimensioni. Personalmente penso che cercare altre persone, altre idee, altri lineamenti, non solo storici ma anche trascendentali per ritessere la trama della vita sociale, affettiva, spirituale e politica dell’umanità, non significa perdere l’identità del proprio credo. Mentre invece mi sembra che precluderci al dialogo è un vero e proprio precluderci al mistero, alla rivelazione, alla complicità divina con l’umanità e la sua biodiversità cosmica. Certamente questo non è un cammino facile, certamente questo non è il frutto d’incontri sociali e politici, oltre che religiosi, che si fondano sulle logiche dei privilegi, a cui la chiesa cattolica, nel mondo intero, è da sempre abituata; logiche economiche, di potere, in nome del riconoscimento della propria fede.
Si tratta di un parto, di veri e propri dolori di parto; sono sforzi quotidiani, di cui forse chi sta in certi luoghi e legge la storia da un certo punto di vista, si è dimenticato o non ha mai conosciuto. Vivere le diversità costa, ha dei prezzi molto alti. Certamente è più facile omologare o meglio dominare, con un pensiero unico e testimoniare le scintille del vero con un’unica esperienza. Quando è così, forse finiscono i dolori del parto della creatività umana, ma anche, finiscono i sogni di tutti quei cambi storici reali e, invece, si riconduce tutto all’eterno ritorno dell’olimpo divino dei poteri religiosi e sociali.
Comunque, potremmo discutere fino all’infinito su questa lettura e interpretazione della storia e della vita, ma almeno facessimo memoria di qualcosa di molto semplice, che riguarda proprio le radici cosmopolite del cristianesimo primitivo, quelle raccontate dagli Atti degli Apostoli, quelle raccontate da Paolo. Forse tutti contesti ancora più bidimensionali di quelli che conosciamo noi oggi, ma che nonostante tutto, hanno permesso al cristianesimo di alimentarsi anche nelle circostanze più complesse e diverse, proprio nella sua caratteristica fondamentale di passione profonda per la riconciliazione. Una passione che rende la teologia più apofatica, nel suo insufficiente linguaggio e per questo in ricerca, tra visione, ascolto e nostalgia per l’assenza, l’Assente e gli assenti. Un progressivo itinerario di svelamento di linguaggi alternativi, che curino le rughe non solo dell’umanità, ma anche di questa comunità credente cattolica prigioniera delle ombre. Mi auguro che qualcuno, uscendo dalla caverna, torni e ci racconti le multipli dimensioni della realtà e così continueremo a cercare, noi stessi e Dio che, secondo la visione di Ratzinger e Marcello Pera, sembra essere così estraneo alle nostre fatiche e timide comprensioni della vita. Personalmente spero che, ancora una volta, tutti coloro che bramiamo e osiamo il mondo in un altro modo, si sia perdonati per avere amato troppo e per aver dedicato la vita a cercarci reciprocamente e a cercare. Se oggi, la figlia della mia amica, torna a rifarmi la domanda, le risponderò che ogni ombra evoca qualcosa di più, non solo quello che ci sta dietro, ma quello che ci sta davanti e che sta fuori e che lei e solo lei, per essere fedele, dovrà scoprire con altre e altri.

12 commenti:

Anonimo ha detto...

anche per me è così è molro bello. Grazie.

Anonimo ha detto...

Dio ha buone orecchie, riconosce l'amore

Anonimo ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Anonimo ha detto...

...io sono una ragazza che guarda con molto entusiasmo lo sviluppo della nostra societa in una commistione di culture. scoraggiata tanto quanto Lei a veder ridiemnsionata una possibile integrazione culturale all'interno di un profilo nettamente economico. come se lo scambio fosse riconducibile davvero solo al commercio, al guadagno. mi sorprende che una istituzione spirituale appoggi questa politica e, a quanto Lei mi spiega, in modo forzato e anche poco sussistente ne cerchi il fondamento in una religione che ha finalità a modalità di scambio completamente estranee alla sfera economica.

mi sembra che la relione subisca un inquinamento da parte della politica o forse dalle sue istituzioni politicizzate. ho il dubbio che la religione in questo caso sia stata strumentalizzata al fine di trovare una assetto piu forte sul piano istituzionale. forse perchè davvero le istituzioni sono morte e si puo parlare solo di patti e alleanze sporche. la bisdimensionalità di cui Lei parla è un concetto davvero brillante che ispira alla riflessione.

immagino le istituzioni in un piano orizzontale che vengono toccate da un segmento, disegnando uan figura circuita che tocca pochi punti. mentre la mia idea di società multiculturale e aperta assomiglia a una vite posta in vericale che dal basso si arriccia verso l'alto. la conformazione della molla ( come un cerchietto che tocca tanti punti senza chiudersi) gli permettte una continua evoluzione e di salire davvero in alto.
...forse le ombre che vediamo possono essere spiegate se ci sono piu occhi che le osservano da diversi punti di vista...vabbà questa è solo una idea artistica di una ragazza troppo giovane...

grazie per il suo articolo...perchè non ci impone una verità ma ci aiuta a pensare di nuovo. lei ha devvero molto coraggio, non solo perchè dice quello che pensa ( cosa non scontata al giorno d'oggi) ma perchè permette la controbattuta con tutte le possibili implicazioni belle e brutte ...e ci vuole molto coraggio.....quello che le istituzioni non hanno???

grazie inoltre per il bellissimo corollario di bei pensieri e di parole che invogliano alla lettura e alla comprensione.

un saluto e un abbraccio fortissimo

Anonimo ha detto...

e noi CATTOLICI che da sempre siamo stati convinti che il dialogo fosse il nostro vero alimento adesso che faremo e tutte le associazioni che hanno vissuto di questo come farò oggi a dire ad un fratello mussulmano ...no sai se ha bisogno della carità si ma non discutiamo di fede perchè solo NOI CRISTIANI abbiamo la verità...
Carissima Antonietta io non ti conoscevo ma grazie sopratutto per il coraggio !!!!

Anonimo ha detto...

io sono scandalizzata da questo Papa che davvero invece di unire separa e che così ci porterà alla guerra

Anonimo ha detto...

sembra che il il problema più grande della nostra epoca (per Pera e Ratzinger , più grande della fame e della guerra e di tutte le altre ingiustizie sia il relativismo, che impedisce di vedere che ci sono valori e concetti universali che davvero potrebbero unirci.
Se ci sottraiamo anche l'ultima possibilità che è il dialogo come potremo pensare ad un mondo nella pace.
Di Pera non mi meraviglio, ma questo Papa che non riesce a scollarsi dall'eugenetica.....

Anonimo ha detto...

mi sembra che davvero si sia creata un' altra corrente politica i CATTO LEGHISTI ...inventiamoci anche il saluto ...il calcio in cu... all'altro

Anonimo ha detto...

Antonietta grazie per le cose semplici e vere che dici senza provocazione ma con lucidità e coraggio

Anonimo ha detto...

ANTONIETTA GRAZIE PER LE COSE VERE E SEMPLICI CHE DICI CON CORAGGIO E DIGNITA' SENZA PROVOCAZIONE...

Anonimo ha detto...

Non sono affatto daccordo con lei.
con certa gente che professa religioni violente e maschiliste non ci può essere dialogo.
HA RAGIONE IL PAPA e persone come lei andrebbero messe fuori dalla chiesa per la loro disobbedienza a cui mi sembra abbia fatto voto ...o NO

Anonimo ha detto...

il dotto Socrate sebbene si mostrasse rispettoso nei confronti degli dei,fu condannato a morte per essere stato sia razionale che scettico