giovedì 14 maggio 2009

Appello ai diritti

Il 10 di maggio ad Assisi i partecipanti al Meeting nazionale “per un’Europa di Pace”, hanno rilasciato e pubblicato una dichiarazione sugli ultimi respingimenti illegali e inumani che sta effettuando il governo italiano…
Sottoscrivo pubblicamente questa dichiarazione, ma vorrei anche aggiungere qualcosa, anche se forse, come sempre ,il pensiero si perderà negli innumerevoli scritti del mondo virtuale, anche quello della pace.

Gli ultimi fatti o prese di posizione Italiane e Mondiali in generale, per respingere il flusso umano delle migrazioni, vengono da molto lontano. Sono coltivati in un humus ideologico e pratico, a cui, inermi, assistiamo da tempo. Oggi recuperare il movimento dopo questa lunga atrofia mentale e di azione, è certamente più difficile per tutti. Oggi, infatti, si aggiungono giustificazioni sempre nuove, per auto-convincerci che è comunque meglio ammuragliare le possibili “città rifugio”. Oltre alla crisi attuale, invece, ci sono altri fattori, probabilmente più sottili.


Intuizioni come quelle della pace, dei diritti umani, hanno sofferto enormi vuoti generazionali. Per troppo tempo questi temi sono stati gestiti da nobili e rispettabili patriarchi, senza coltivare un dialogo con le nuove generazioni. Abbiamo amministrato questi temi sempre da un punto di vista ideologico, ma oggi, l’ideologia non è più la parola magica o il criterio di giudizio o la prima ispirazione dell’agire delle persone e delle società. Così che, oggi come oggi, problematiche come la pace, i diritti umani sono orfane e, anche gli ultimi drammi sociali, come quelli ecologico-ambientali o quello dei flussi migratori postmoderni, si aggiungono a questa lista. Parliamo di problemi senza soggetti che li desiderino in un altro modo. Orfani dunque, o figli di anziane coppie ora mai al tramonto.
I politici infatti, si sono appropriati di questi temi, senza preoccuparsi delle menti e delle intelligenze degli individui e soprattutto delle nuove generazioni. Questo è molto triste e questo rende il sogno sempre più lento e difficile. I diritti umani sono diventati pietra di inciampo della politica e non, quello che invece dovevano essere: la sua ispirazione. Lo stesso lo possiamo dire della pace e di ogni sottile prassi di vita a favore di questa umanità comune.
Oggi, la crisi dell’economia mondiale, è certamente uno dei pilastri più sicuri, per giustificare la clausura delle nazioni, ma il problema comunque, viene ancora da molto più lontano. Ogni governo di turno infatti –per lo meno in Italia - ha contribuito a innalzare i muri, appropriandosi a volte delle ideologie del buon vivere, della giustizia sociale, della pace, senza creare nuovi soggetti politici e sociali. I diritti umani, la giustizia, la pace prima e le migrazioni e l’ambiente oggi, sono burattini in mano di vecchie e stantie ideologie, oltre tutto anche smemorate della propria storia. Non sappiamo più chi ha fatto nascere questi pensieri sciolti, senza principio né tempo, e li ha liberati perché appartenessero all’umano più umano.
L’appello nasce da Assisi, oggi universo simbolico della pace e della giustizia, ma, tanti secoli fa, universo pratico, coltivato in atteggiamenti veri, ma anche in un modo di pensare, di vedere la storia partendo da una caleidoscopica sensibilità, capace di capovolgere le piatte visioni religiose ed antropocentriche del tempo.

Il primo gesto urgente, oltre la denuncia, è restituire i temi della pace, i temi degli equilibri umani e ambientali, a tutti. Liberare questi elementi alchemici dell’esistenza umana, dai dibattiti delle lobby politiche di turno e dai loro satelliti di grupopuscoli di azione sociale.
Il nodo di questi drammi è ancora una volta l’appropriazione dei diritti umani nelle mani di pochi. Oggi come oggi non si discute sui diritti, oggi come oggi si discute sempre su chi è il proprietario dei diritti e chi li deve gestire. Che siano diritti umani o diritti sulle risorse naturali, tutto si conclude intorno a chi li può possedere e gestire. Stiamo uccidendo la creatività umana perché tutto gira intorno alla logica della proprietà, unica possibilità di potere.
I nostri stati stanno male, perché sono sempre meno le persone che gestiscono la vita: tutto è gestito, persino la mentalità. L’urgenza oggi non è solo una politica giusta, solidale, che si ricostruisce intorno alle problematiche esistenziali del vivere; l’urgenza è liberare questi temi dalle elite ideologiche di partito.

Come possono le città essere “città di diritti umani”, se chi le governa ha passato gli ultimi anni a disputare un ipotetico potere, mostrando che, in fin dei conti è l’unica cosa che le interessa: una vera e propria erotica del potere. Il primo gesto urgente è togliere dalla mente delle persone che i diritti umani, la pace, ecc. sono ideologie sposate da alcune correnti o da alcuni partiti, e restituire queste problematiche all’ umano più umano. Elementi necessari per il futuro di una umanità che si è rivelata –per fortuna- quello che veramente è: sempre più multiple e complessa.

Voglio ricordare qui uno stralcio del documento contro il razzismo firmato nel 2008 da diversi scienziati tra i quali il premio nobel per la Medicina Rita Levi Montalcini.
… Gli imperi sono diventati tali grazie alla convivenza di popoli e culture diverse, ma sono improvvisamente collassati quando si sono frammentati. Cosi’ e’ avvenuto e avviene nelle nazioni con le guerre civili e quando, per arginare crisi, le minoranze sono state prese come capri espiatori. Il razzismo e’ suicida perche’ non colpisce solo gli appartenenti a popoli diversi ma gli stessi che lo praticano. La tendenza all’odio indiscriminato che lo alimenta, si estende per contagio ideale ad ogni alterita’ esterna o estranea rispetto ad una definizione sempre piu’ ristretta della "normalita’". Colpisce quelli che stanno "fuori dalle righe", i "folli", i "poveri di spirito", i gay e le lesbiche, i poeti, gli artisti, gli scrittori alternativi, tutti coloro che non sono omologabili a tipologie umane standard e che in realta’ permettono all’umanita’ di cambiare continuamente e quindi di vivere. Qualsiasi sistema vivente resta tale, infatti, solo se e’ capace di cambiarsi e noi esseri umani cambiamo sempre meno con i geni e sempre piu’ con le invenzioni dei nostri "benevolmente disordinati" cervelli. (Cf. http://www.ildialogo.org)
Questo testo mi evoca l’importanza e la urgenza di spiazzare queste problematiche da ogni ambito ideologico-politico e farle entrare sempre di più nei meandri delle sfere umane più umane, non solo dello spirito, ma anche del corpo. Nei meandri delle nostre cellule celebrali… ormonali…., perché, probabilmente, queste le possiamo ancora curare, mentre i vecchi e stantii modi di fare politica (anche se avvolta nelle bandiere della giustizia, della pace, dei diritti) no.
Le "città dei diritti umani", vanno costruite nella faticoso parto formativo ed educativo, di essere umani nuovi. Forse per alcuni di noi potrebbe essere troppo tardi, ma per le nuove generazioni cresciute in un ambito sempre più planetario no. Lavoriamo questi temi con loro.
Anche perché, chi è arrivato da poco, come si scrive nel documento di Assisi, non ha solo il diritto a un piatto di minestra, e a un dormitorio, ma ha il diritto di pensare con i nostri figli, nipoti e pronipoti a un modo di vivere differente…
Pretendiamo non solo rifugi per gli indifesi o espulsi dalle loro terre, ma rivendichiamo con insistenza riforme ideologiche nell’ambito educativo, tocchi a chi tocchi il potere di turno, visto che oggi in Italia la politica è solo una questione di turno…


A CONTINUAZIONE IL TESTO COMPLETO DEL DOCUMENTO DI ASSISI

Un governo senza umanità minaccia di toglierci la nostra umanità.
Questi fatti ci offendono
e ci feriscono!
Chi non riconosce i diritti degli altri non riconosce neanche i nostri

“La decisione del governo italiano di respingere i disperati che fuggono dalla guerra, dalle torture, dalla fame e dalla miseria ci fa male, ci offende e ci ferisce. Non parliamo di immigrati ma di persone, donne, uomini e bambini. Hanno paura, freddo e fame. Ci chiedono asilo e protezione e li respingiamo senza pietà.

Come italiani, proviamo vergogna. Nessun governo si può permettere di venire meno ai doveri di solidarietà, di accoglienza e di difesa dei diritti umani che sono iscritti nella nostra carta Costituzionale e nel diritto internazionale dei diritti umani. Nessun governo può togliere a nessuno il diritto al cibo, alla salute, all’istruzione, ad un lavoro dignitoso.

Questi fatti ci offendono e ci feriscono. Così come ci sentiamo offesi e feriti da tutte quelle leggi, quei provvedimenti, quelle dichiarazioni, quelle parole velenose che stanno alimentando nel nostro paese un clima di violenza, discriminazioni, intolleranza, insofferenza, razzismo, divisione e insicurezza.

Un governo senza umanità minaccia di toglierci la nostra umanità. Non possiamo accettarlo. Senza umanità saremo tutti più poveri, insicuri e indifesi. Solo riconoscendo agli altri i diritti che vogliamo siano riconosciuti a noi, riusciremo a vivere meglio.

Per questo, mentre alcuni costruiscono muri e scavano fossati tra di noi e il resto del mondo, noi ci impegniamo ad aprire le nostre città e comunità locali, a renderle sempre più accoglienti e ospitali per tutti, per chi ci è nato e per chi è arrivato da poco. Le città in cui vogliamo vivere sono le città dei diritti umani. Città belle, accoglienti, dove si vive bene perché ci si aiuta l’un l’altro.”

I partecipanti al Meeting nazionale “per un’Europa di Pace” promosso dalla Tavola della pace e dal Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani

Assisi, 10 maggio 2009

2 commenti:

Serena ha detto...

come sempre Lei cogli i segni più segreti e grandi macigni con lei diventano granelli di sabbia che sempre costruiscono e mai intasano.
Sarebbe bello che lei fosse più pubblica e che potesse salire tra i tavoli della politica che oggi non è erospolitichese.
Un abbraccio e ...coraggio

Anonimo ha detto...

i commenti potevano essere due, cara signora, ma lei ha preferito censurarmi, altrove sono stato ospitato, e non lo hanno fatto (vaticanit commenti recenti - piviero fani) Lei ed io abbiamo visioni molto diverse sull accoglienza - soprattutto, le "verità" che si dicono sull accoglienza. Qui, non dico altro, sono molto triste, per le strette maglie della sua censura. Se vuole, può leggermi su vaticanit.