lunedì 1 novembre 2010

ODE AI LETTORI


Sono molto lenta nel reagire dibattiti o polemiche che si aprono tra i mondi reali e quelli virtuali e forse, non essendo nella stessa geografia in cui i dibattiti si instaurano, mi resta ancora più difficile. Scrivere, editare: blog, facebook, video… Ma mentre tutto oggi sembra in qualche modo nascere già “in rete”, mi viene in mente la storia di un verbo che in realtà è intimamente relazionato con questa problematica. Si tratta del verbo: leggere. Leggere: dal latino legere participio passato di lectus , più simile al greco: leg-ein che evoca il discorso, la parola e che trascina con sé l’eco della radice leg, adunare, raccogliere. Adunare suoni, numeri, come spiegano gli esperti in etimologia; raccogliere con l’occhio -da caratteri scritti o stampati- le parole; pronunciarle, recitarle e lasciare che assumano un senso. I lettori dunque, sono i veri protagonisti; coloro che avranno la capacità di adunare e raccogliere e di dare un senso. Allora leggere, sì, un arte bellissima e difficilissima che ha in mano molto più potere di quanto pensiamo. Leggere, rimettere insieme, raccogliere e riannodare una trama e un senso. Chi lo farà? Lo faranno tutti coloro che diventeranno coautori di idee, che non apparteranno a nessuna casa editrice e ancor meno a qualche editore, ma che leggeranno le cose, riannudando suoni e riscoprendo il senso. D’altronde, chi scrive sa molto bene che le parole, una volta scritte, non gli appartengono più …

E scrivere, non è un mestiere, ma una vocazione; un dolcissimo e a volte difficile parto dei pensieri e delle parole che altrimenti resterebbero aggrovigliati e nascosti tra le ragnatele della mente. Scrivere, un avvenimento in cui l’ego esce dal suo guscio e perde ogni paternalismo e maternalismo –cosa invece molto facile nel parlare- perché la scrittura, una volta visibilizzata, già non ci appartiene più, perché ci lascia definitivamente diventando pensiero di altri. Scrivere, un atto etico dunque, non solo quando ne scegliamo i contenuti, ma perché, come direbbe la filosofa Maria Zambrano, nell’atto dello scrivere le parole sono trattenute, sottoposte a ritmo e, il ritmo –aggiungo io- è la possibilità chi fronte a contributi, die abbiamo per trasformare il caso, lo spontaneismo, l’aggressione, l’arroganza, la sentenza o la semplice fretta, in qualcosa che davvero può servire per vivere e non solo per essere esternato e dato a conoscere a tutti. Ma oggi questa possibilità di dare un ritmo alle parole, è davvero una possibilità etica, contributo ai difficili parti di donne e uomini in cerca della vita, propria e del cosmo. Oggi, più che mai sento la responsabilità dello scrivere, su un foglio o su pagine virtuali; appunti su un libro già scritto da altri o su una tesi di uno studente. Scrivere, un difficile movimento e contributo alla società e alla vita. E questo lo penso oggi, mentre la scrittura come ogni altra creatività umana o cosmica, viene anch’essa vagliata dalla logica del mercato e le sue implacabili leggi. Infatti, oggi, anche le parole sono considerate come proprietà privata o pubblica, insieme ai pensieri , all’acqua, alle risorse naturali, i frutti della terra, l’aria, ecc… Così in questi giorni ritornavo a pensare ciò che tante volte ho sognato: vorrei essere caratteri di scrittura Tifinagh –la scrittura dei Tuareg nel deserto-, mistica di consonanti segrete che conservano occulti percorsi per scrivere senza obbedire all’ordine prestabilito delle lettere latine e mantenere la esclusiva di gemiti e versi di coloro che leggono e interpretano. Vorrei essere caratteri di scrittura Tifinagh per poter scivolare da destra a sinistra e da sinistra a destra in coordinate scomposte, diagonali rovesciate e metriche mozzate. Vorrei essere caratteri di scrittura Tifinagh, per scandire il respiro e codificare la trama dei miei e altrui sentieri di vita. Per non scrivere a nome di altri, per non parlare per altri, ma semplicemente per evocare la coscienza dei desideri, dei sogni, degli atti e delle infinite possibilità che ciascuno di noi ha quando legge, scrive, parla. Mentre ciascuno decifra nella propria essenza le alchemiche formule degli aromi e dei pollini della vita. Ma che difficile è oggi leggere, scrivere e parlare!

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