mercoledì 25 giugno 2008

Associazione, interculturalità, storia...riflessioni di presentazione

...In questi tipi di eventi ogni parola può assumere un tono un po’ retorico; puro discorso che forse può sembrare anche demagogico.Ma per noi che questa sera ci presentiamo ufficialmente come associazione, questo evento non è per niente scontato.

Uso precisamente il noi: plurale maiestatico perché questo evento è nostro, è plurale, è di chi in un modo o nell’altro è parte di questa complicità. Vorremmo che questo spazio condiviso si allargasse e il noi diventasse espressione di personalità profondamente solidali con la vita.

Dietro a ciascuno di noi c’è una storia e ogni volta che la storia di ciascuno si incontra con quella di altri e in qualche modo si lega a quella di altri, diventa pubblica, edita, entra nel circolo di una vera e propria responsabilità politica, cittadina e culturale.

Il termine associazione, in fin dei conti, rivela questo; capacità di far sì che le nostre storie diventino davvero responsabilmente pubbliche, politiche, entrando in dialogo con le storie di altri, altre. Forse alla nostra associazione, proprio per essere stata pensata da persone che vivono in realtà differenti, era quasi impossibile non attribuirle anche questo specifico: Associazione Interculturale. Perché da subito si sono dovuti intrecciare i fili di mondi completamente diversi, di situazioni storiche e vocazionali differenti, perché il dialogo ci ha portato subito su scenari geografici diversi.

Oggi, momento in cui la diversità culturale è sotto processo. Oggi, proprio in Europa, dove le culture non appartengono solo all’immaginario dei racconti o dei documentari, ma sono realtà molto vicine, hanno dei volti concreti e si approssimano al nostro continente con problematiche esistenziali e sociopolitiche reali.

Oggi, dunque, parlare di interculturalità potrebbe sembrare una sfida troppo grossa per tutti noi, una inutile pretesa, visto che questa problematica non la riescono a gestire nemmeno i governi e le politiche ufficiali, per cui potrebbe sembrare impossibile e troppo azzardato da parte nostra, parlare di interculturalità.
Oggi che, mentre, si dichiara il 2008 come anno Europeo del dialogo interculturale, contemporaneamente si riceve notizia dalla Plenaria del Parlamento Europeo, nel suo primo atto legislativo che riguarda l’ approvazione di una direttiva, per niente innocua, sull’immigrazione.

Eppure è proprio oggi che noi vorremmo spingerci più in là per pensare in un altro modo, non solo opinando sui provvedimenti, ma provando a dire qualcosa e a muoverci in un certo modo in questa parte di storia che, ci piaccia o no, è diversa, molteplice, plurale. Vorrei ricordare a tutti noi che una associazione interculturale non sottovaluta la complessità dei processi storici di convivenza tra popoli e culture, ma anzi, proprio perché assume questa complessità prova a pensare alla diversità e a darle spazio, per favorire questo incontro e gestire questa problematica. Dietro ad ogni diversità ci sono soggetti con problematiche concrete, storie di sopravvivenza. Ci sono sogni, desideri, miti, ma anche diritti, ricerche della propria dignità, ricerche delle proprie identità e responsabilità.

E' per questo che noi vogliamo provarci, vogliamo dare il nostro contributo, senza scappare dalla realtà, falsificarla o semplicemente coprirla sotto il velo di atteggiamenti filantropici.
Noi vogliamo parlare delle possibilità che la storia ha, proprio partendo dalle sue diversità, proprio partendo dai suoi diritti, ma anche dalle sue risorse, quelle umane e quelle generosissime dell’ecosistema. E’ per questo che ci teniamo all’interculturalità.

Cultura, questa antica parola che viene dal latino, (dal verbo “còlere”) da un verbo che di per sé significa coltivare, attendere con cura, prendersi cura e che attraversa la differente gamma dei gesti umani: prendersi cura delle persone, di sé, della natura, delle cose (economia). Coltivare un pensiero, una educazione, cioè modi di stare in questa storia. Ma è ovvio sapere che ci sono molti stili, modi di coltivare, di prendersi cura e per questo entra questo dettaglio.

E’ uno scambio, c’è un inter…qualcosa che funge da legame, c’è uno scambio…tra…intra…fra, cioè tutto il senso di un dinamismo: provare a incontrare, a comprendere, conoscere, vedere…

L’interculturalità come metodologia di crescita tra contributi differenti, modelli differenti, nei complessi processi di crescita di noi individui e società. E’ una proposta contro ogni individualismo e anche contro ogni conformismo.

In questo senso la associazione diventa uno spazio alternativo, non sostitutivo delle istituzioni, ma propositivo, capace di individuare nuovi soggetti oltre a nuove problematiche e capace di dialogare politicamente con le istituzioni, capace di suggerire e di applicare e provare strutture differenti.

Questo è un gesto profondamente storico, cioè di chi vede i fatti, di chi osserva e diventa testimone delle cose che accadono.
Penso che oggi come oggi dobbiamo essere tutti un po’ storici, per uscire fuori dai nostri anonimati, per non lasciare che la storia sia in mano a poche persone e sempre le stesse, con le solite dinamiche di gestione, di pensiero, di azione. Ma lo storico, come dicono alcune etnie del Messico appare come un soggetto fatto di tante personcine… perché lo storico non è cultore del passato, ma del presente che a sua volta è fatto anche di passato. Essere storico dunque, è essere attenti, capaci di solidarizzare con il presente, di prendere iniziativa sul presente per non lamentarci sempre e per sentire che siamo ancora vivi e che la storia ha ancora molte cose da dire, ha ancora molte risorse, molte possibilità.

Noi dunque, oggi, molto semplicemente, vogliamo renderci disponibili a questa storia, rompere o abbandonare tutti quegli atteggiamenti che fanno la vita pesante per molte donne e uomini e per la stessa biodiversità, ricordandoci anche che esistono diversi punti di vista e ogni punto di vista è prezioso e va raccolto...

3 commenti:

Anonimo ha detto...

tanta felicità e fortuna ve lo meritate BRAVE...

Anonimo ha detto...

Grazie Antonietta per le tue parole e sopratutto per rileggere così la vita.
Ti seguiamo sempre, purtroppo virtualmente e ringrazio i volontari di ANT.ER.LUX che pubblicano i tuoi spostamenti e sopratutto i tuoi pensieri spero di poter venire a Romena ...un abbraccio e ancora grazie e tanta felicità.Marco e Marta

Anonimo ha detto...

Spero che la tua riflessione teologica continui con altre pubblicazioni... Grazie per il tuo pensiero terso e chiaro, senza "glosse".